La serie A è un campionato noioso. Noiosissimo. È un campionato in cui si giocano partite brutte, sparagnine, catenacciare, per le quali vige la regola aurea del “primo non prenderle” e dove, a parte il Napoli e a sprazzi, qualcun altro, nessuna squadra è capace di esprimere un gioco divertente, accattivante, innovativo.
Ma, soprattutto, la serie A è campionato in cui i giovani non emergono. Eh già, in Serie A, i giovani rimangono lì, in panchina, a fare esperienza guardando gli “anziani” giocare e non emergono. Non possono emergere e la colpa è tutta degli allenatori che non li sanno valorizzare. O che, forse, non si fidano di loro : sì, dicono, va bene far giocare il “giovane talento”, ma solo quando le cose vanno bene, perché quando le cose vanno male mica si può chiedere a lui di risolvere le partite. Eh no, bisogna tutelarlo, il “giovane talento”. E far giocare quelli “di esperienza”.
Diamo uno sguardo ai numeri
Questa è la realtà. Almeno quella che ci raccontiamo ogni volta che trattiamo di questo argomento. Tuttavia, andando a guardare i numeri, la realtà non è proprio così tragica come viene comunemente descritta. Almeno a nostro parere…
L’età media (ponderata per i minuti giocati) dei 492 calciatori scesi in campo in queste prime 22 giornate di campionato 2017/18 per almeno 90 minuti complessivi, è di poco superiore ai 27 anni. Circa il 10% ha meno di 22 anni. Pochi, in effetti.
Ma se consideriamo anche gli atleti di 22 e 23 anni, la quota arriva a sfiorare il 25%: circa 1 su 4. Una proporzione, tutto sommato, da non disprezzare, no? Sono 117 questi ragazzi e hanno accumulato un minutaggio complessivo di quasi 92mila minuti giocati per una media di circa 780 minuti a testa. Alcuni poi sono titolari inamovibili : Donnarumma (18 anni), Skriniar (22 anni) e Strakosha (22 anni) conquistano il podio delle presenze con 22 gettoni e 1.980 minuti giocati ciascuno.

E i goal segnati? 123 che, su di un totale complessivo di 601 segnati finora, fanno circa il 20%.
Beh dai, nella settimana in cui Moise Kean del Verona in prestito dalla Juventus, a soli 17 anni, porta a 4 i suoi goal segnati firmando la sua prima doppietta in serie A, Patrick Cutrone del Milan a 20 anni mette a segno il suo 8° centro stagionale (peraltro piuttosto contestato…Patrick Patrick che ci combini…) tra campionato e coppe e Nicolò Barella, del Cagliari, segna il suo 3° goal pur giocando da centrocampista, vogliamo sforzarci di vedere il bicchiere mezzo pieno nonostante il trasferimento di Pietro Pellegri dal Genoa al Monaco, sigh!
Si può dare di più, ma i talenti ci sono?
C’è margine di crescita nell’impiego dei giovani nel campionato italiano di Serie A? Sicuramente sì! Però, la domanda da porsi forse è un’altra : ci sono veri giovani talenti nel campionato di Serie A? Talmente bravi che anche l’allenatore “medio” italiano (avverso al rischio per definizione…così dicono) non può fare a meno di schierarli? Anche qui, la risposta è sì…ma…sono pochi, forse. Perché quelli bravi, alla fine, giocano a indipendentemente dall’età che hanno. Poi è vero, a molti non viene lasciato il tempo necessario per crescere e far maturare con l’esperienza il proprio talento. Ma questo è tipico dell’Italia, dove ai giovani neolaureati in cerca di primo impiego viene richiesta al contempo freschezza ed esperienza, audacia e compostezza, intraprendenza e capacità di saper fare gioco di squadra, atteggiamento propositivo senza però uscire dagli schemi. Non è un problema solo del calcio o dello sport in generale…è che proprio siamo fatti così…
Teniamoli d’occhio
Ora, i pronostici, si sa, sono fatti per essere smentiti ma noi, incuranti del pericolo vogliamo sbilanciarci e vi suggeriamo di tenere d’occhio questi quattro. Sono centrocampisti, 20enni, promettenti. Qui sotto le loro statistiche:
La serie A è un campionato per vecchi. Voi che ne dite, ne siete ancora convinti?
Ciao, alla prossima.
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